IN SALITA – Storia di un rider autonomo © 2021
Nel mondo dei rider, c'è chi preferisce essere un rider autonomo.
Filippo è uno di quelli.

Perché mi piace fare il rider da autonomo? Perché si guadagna e non si fa relativamente un cazzo: in sostanza vengo pagato per fare palestra! In salita…

Sono studente di economia laureato e sto studiando medicina. Ora come ora non farei un altro lavoro.
Certo, con la laurea in economia potrei fare domanda per lavorare in banca, ma non riuscirei più a studiare. Si accumulerebbero responsabilità troppo grandi.
Il lavoro del rider, per come è gestito adesso, è un’occasione. Anche se sta peggiorando in questo periodo, quindi vedremo.
Le preoccupazioni arriveranno a novembre 2021, perché ancora non si sa come imposteranno i nuovi contratti. Potrebbero anche decidere di fare solo part-time e co.co.co. e io ho paura di questo, perché vorrebbe dire che non sarò più un rider autonomo e non avrò più la possibilità di guadagnare tanto.
Adesso, invece, se va male mi porto a casa 800 euro al mese. Se va bene 1500-2000. Se va benissimo 2300, ma è successo solo una volta.

Ho impostato il lavoro come rider autonomo da subito. Ho aperto la partita IVA grazie a mio padre che fa il commercialista.
Quando ero all’Università a Pavia, lavoravo da McDonald come tirocinante e facevo tutto come un lavoratore normale, 30 ore a settimana. Ma con 600 euro al mese non ci stavo con le spese, perciò chiesi un aumento di ore. Quando mi cambiarono il contratto, lavoravo 40 ore a settimana, per 700 euro al mese. Facendo il calcolo ero passato più o meno da 4 euro all’ora a 3.
Allora mi sono candidato per fare il rider, perché Deliveroo parlava di lavoro flessibile e potevo scegliere se lavorare tantissimo o pochissimo. Dopo il primo mese da rider avevo fatto 200 euro in più rispetto a quello che facevo da McDonald, con la metà delle ore.

La storia di Filippo racconta i lati positivi del lavoro del rider, un mestiere sempre più presente e sempre più dibattuto.
IN SALITA – Storia di un rider autonomo © 2021

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